Da I FRATELLI KARAMAZOV (1878-1880)
di FIODOR DOSTOEVSKIJ (Mosca 1821 - Pietroburgo 1881)
trascrizione
--- Uso la prima edizione nella "B. M. M." della Mondadori, 1957
(su licenza della Einaudi),
traduzione dal russo di AGOSTINO VILLA,
vol. I, pag. 326.
--- Uso la traslitterazione dal russo del libro utilizzato.
Ci sono, anche, altre traslitterazioni.
--- Uso ù invece di ú.
--- La virgola tra "o" e "più" è aggiunta.
--- Si notino le due occorrenze di infinito.
--- L'estratto era già stato inserito come l-dost.
E perciò ti dichiaro senz'altro che accetto,
in tutte lettere, l'esistenza di Dio.
Ma ecco, tuttavia, che cosa occorre rilevare:
posto che Dio esista, e che abbia realmente creato la terra,
questa, come tutti sappiamo,
è stata creata secondo la geometria euclidea,
e l'intelletto umano è stato creato idoneo
a concepire soltanto uno spazio a tre dimensioni.
Vi sono stati, invece, e vi sono anche ora,
geometri e filosofi, e anzi fra i più grandi,
i quali dubitano che tutta la natura,
o, più ampiamente, tutto l'universo,
sia stato creato secondo la geometria euclidea,
e s'avventurano perfino a supporre che due linee parallele,
che secondo Euclide
non possono a nessun patto incontrarsi sulla terra,
potrebbero anche incontrarsi prima o dopo nell'infinito.
E così, cuore mio,
io ho tratta la conclusione che,
se nemmeno questo mi riesce intelligibile,
come potrei mai innalzarmi al concetto di Dio?
Umilmente riconosco che in me
non c'è nessuna capacità di risolvere problemi simili;
in me c'è una mente euclidea, terrestre,
e come potrei pretendere di ragionare
su ciò che non è di questo mondo?
E anche a te, Alioscia, consiglio
che a queste cose ti astenga sempre dal pensare,
c soprattutto (per quanto tocca Iddio) se esista o non esista.
Queste son tutte questioni
assolutamente inadatte a un'intelligenza
creata col concetto d'uno spazio unicamente tridimensionale.
Cosicché, ammetto volentieri Iddio,
non solo, ma ammetto,
ben più, anche la sapienza Sua, e i Suoi fini
(sebbene a noi interamente sconosciuti);
credo nell'ordine, nel senso della vita,
credo nell'eterna armonia
in cui tutti dovremmo quasi fonderci insieme;
credo nel Verbo,
cui tutta la creazione aspira
e che è a sua volta apud Deum (1)
ed è esso stesso Dio,
e così via, all'infinito.
(1) In slavonico nel testo: riferimento al prologo del Vangelo giovanneo.